Fin dall’antichità, l’umanità si è chiesta cosa ci fosse al di là delle stelle e ha concentrato molte delle sue energie e delle sue risorse per scoprirlo.
Il fascino del cosmo è innegabile, così come lo è quello della ricerca scientifica, che ha portato a comprendere sempre più come funziona l’universo al di là del pianeta terra.
Con questo articolo, vogliamo celebrare proprio questa ricerca e questo impegno, perché il 12 aprile ricade la Giornata Internazionale dei Viaggi dell’Uomo nello Spazio.
L’occasione è ottima per parlare di qualcosa che ci sta molto a cuore, ovvero il ruolo degli animali nella scienza e nella ricerca, ricordando uno degli eventi più drammatici della storia, ovvero il sacrificio della cagnolina Laika, il primo cane nello spazio.
La giornata internazionale dei viaggi dell’uomo nello spazio
Ogni 12 aprile si celebra la Giornata Internazionale dei Viaggi dell’Uomo nello Spazio, perché ricorre la data del primo volo ad opera dell’astronauta Yuri Gagarin.
Il 12 aprile 1961, infatti, con un volo orbitale attorno alla terra, il cosmonauta sovietico divenne il primo uomo a viaggiare tra le stelle.
Otto anni dopo, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin sarebbero stati i primi uomini a sbarcare sulla luna.
Celebrare questa data è importante, perché le missioni spaziali hanno riflessi notevoli sulla ricerca scientifica in termini di innovazione e di miglioramento, in quanto le scoperte relative al cosmo si riflettono su molte altre scienze.
Ma, talvolta…a che prezzo?
Laika, il primo cane nello spazio
Ricordiamo, quindi, la storia del primo cane nello spazio, la cagnolina Laika.
Era un cuoricino a quattro zampe randagio di circa tre anni, un incrocio tra Husky e Terrier e il suo vero nome era “Kudrjavka”, “ricciolina”. Il nome Laika può invece essere tradotto come “piccolo abbaiatore” e diverse fonti la riportano nata a Mosca nel 1954, città dove venne accalappiata e, in seguito, scelta per la missione nello spazio.
Come mai le venne cambiato il nome? Alcune fonti riportano che gli addetti alla missione erano stati incaricati di trovare un “animale fotogenico e il cui nome fosse facile da ricordare”. Visto che Kudrjavka era un po’ difficile da pronunciare e anche da memorizzare, qualcuno l’aveva ribattezzata Laika e quello fu il nome con cui divenne famosa in tutto il mondo.
Altre fonti invece riportano che “Laika” era un nome piuttosto comune per appellare i cani da caccia nelle zone della Russia del nord e della Siberia, anche per indicare i cani in generale, un po’ come la parola “Fido” per noi.
Il 3 novembre 1957 la cagnolina venne quindi imbarcata nella capsula spaziale Sputnik 2, diventando così il primo essere vivente nello spazio.
Qui, è interessante aprire una parentesi, perché noi sappiamo che Laika è stata il primo cane nello spazio, ma non possiamo essere sicuri che sia stata il primo essere vivente nello spazio, in quanto nessuno ha finora escluso che nel cosmo possano esistere altre forme di vita.
La storia del primo cane nello spazio risulta, comunque, drammatica fin dall’inizio, perché la capsula dove soggiornava era certamente attrezzata per il supporto vitale, con cibo e acqua, ma il rientro sulla terra non era stato previsto a priori.
La tragica sorte del primo cane nello spazio era quindi segnata fin dall’inizio.
Ancora oggi non ci è dato sapere perché sia stato scelto di inviare un cane nello spazio come primo passeggero di un satellite, anche se, verosimilmente, si pensa possa essere per le sue dimensioni.
È importante considerare che siamo all’inizio degli anni ‘50 del secolo scorso, un periodo storico in cui né gli Stati Uniti d’America né l’URSS avevano alcuna esperienza nell’inviare esseri viventi nello spazio e non sapevano dunque se essi avessero potuto sopravvivere per lunghi periodi in assenza di gravità.
Serviva quindi raccogliere informazioni riguardo a come il corpo si sarebbe comportato nel cosmo, prima di poter inviare l’uomo alla scoperta del cosmo.
Secondo Wikipedia, per la missione di inviare il primo cane nello spazio vennero selezionati in tutto tre cani: Albina, Muschka e Laika. Albina, l’eventuale sostituta nella missione, fece un volo suborbitale mentre Muschka venne impiegata per testare i sistemi vitali della capsula.
Le tre cagnoline vennero sottoposte a un allenamento intensivo, costrette a stare in gabbie piccolissime per venti giorni consecutivi. Questo addestramento fu molto duro dal punto di vista psicologico e fisiologico, tanto che dovette essere sospeso perché Laika era molto irrequieta e aveva degli attacchi di panico e rabbia.
La domanda sorge spontanea… come mai tutte cagnoline femmine? Su questo punto ci sono diverse fonti. Alcune riportano che la ragione fosse dovuta al fatto che erano degli “scriccioli”, ovvero degli esemplari di piccole dimensioni. Altre fonti, invece, riportano che fosse tutta questione di pipì, infatti le cagnoline non devono alzare la gambetta come invece fanno i maschietti e questo avrebbe richiesto meno spazio all’interno della capsula spaziale.
Le tortura a cui le tre povere creature vennero sottoposte compresero anche la simulazione della centrifuga, con le vibrazioni e i rumori che avrebbero sentito in viaggio e, per tre giorni prima della partenza, la dolce Laika venne rinchiusa nella capsula, con l’idea che potesse abituarsi prima del lancio.
Dopo un altro periodo di addestramento, alle ore 2:30 del 3 novembre 1957 la capsula con a bordo il primo cane nello spazio partì quindi da Bajkonur, una località che oggi si trova in Kazakistan e, secondo fonti ufficiali, al tempo dovettero passare sette ore prima di captare dei segnali vitali al suo interno.
Secondo Wikipedia, il governo ufficiale riportò che la cagnolina Laika era sopravvissuta per oltre quattro giorni di missione, ma altre fonti e ricostruzioni storiche lo ritengono impossibile, riportando che i parametri vitali mostrarono un battito accelerato e l’audio aveva registrato i suoi guaiti.
Questo ci porta a pensare che la povera innocente creatura dovette, purtroppo, soffrire moltissimo. Dopo alcune ore sembrava che la cagnolina si fosse tranquillizzata e avesse mangiato qualcosa, perché l’audio aveva registrato il suono della pappetta che aveva a disposizione.
Le registrazioni fecero comunque supporre che fosse morta presto, a causa di uno shock termico, visto che la temperatura dentro alla cellula aveva raggiunto e superato i 40 gradi per un guasto nel sistema.
Il satellite fece quindi 2500 giri attorno alla terra ed, essendo privo di scudo termico, si distrusse completamente durante il rientro e, con esso, il corpicino del primo cane nello spazio, la povera dolce Laika. Era il 14 aprile 1958 e la missione era quindi durata 5 mesi in totale.
Povera Laika… il nostro ricordo oggi va a te e alla tua immensa dolcezza.
La morte del primo cane nello spazio, oltretutto in situazioni così orribili, fu causa di tante azioni di protesta nei confronti delle ambasciate sovietiche nel mondo, situazione che portò in primo piano la discussione sull’utilizzo degli animali per scopi scientifici.
Da allora, Laika è stata celebrata in molti modi diversi, le sono state dedicate canzoni, videogiochi, romanzi grafici, libri e spettacoli teatrali, persino una cripto valuta chiamata Laika Coin.
Questi omaggi postumi aiutano un po’ a ricordare l’immensa tragedia della morte di una cagnolina innocente sacrificata, in un periodo storico dove l’attenzione per la vita degli animali era nulla in confronto alla smania di voler conoscere e conquistare l’universo oltre la terra.
Ricordare Laika è importante e doveroso, e se ci chiediamo se fosse stato l’unico cane nello spazio la risposta è no, perché è famosa la storia delle due cagnoline Belka e Strelka, partite il 19 agosto 1960 a bordo dello Sputnik 5, orbitando 18 volte attorno al pianeta.
Le due creature, assieme a 42 topi, 2 ratti, mosche e una quantità di piante e funghi, fecero ritorno salve sulla terra e dopo la loro morte, i loro corpicini sono stati imbalsamati e sono tutt’oggi esposti al Museo della cosmonautica di Mosca.
Il sacrificio degli animali: per non dimenticare
Quante altre volte l’uomo ha utilizzato gli animali per scopi scientifici? La risposta, purtroppo, è troppe e ancora oggi si stima che nel mondo vengano impiegati ogni anno dai 10 ai 100 milioni di animali per gli esperimenti.
Un articolo dell’Università di Ferrara spiega bene come è regolata la ricerca sugli animali, strettamente normata dalla Direttiva Europea 2010/63/EU e dal Decreto Legislativo italiano 4 marzo 2014 n. 26.
In sostanza, ogni progetto di ricerca che prevede l’impiego di animali deve essere approvato dal Ministero della Salute, che può rilasciare il benestare dopo avere accertato tre punti fondamentali:
- Che non esistano metodi alternativi all’uso degli animali;
- Che il beneficio per la società sia potenzialmente elevato;
- Che lo studio rispetti il principio delle 3R.
Il principio delle 3R, Replacement Refinement and Reduction (sostituzione, affinamento e riduzione) è il modello a cui la comunità scientifica deve rifarsi se intende eseguire delle sperimentazioni sugli animali.
- Replacement / Sostituzione: quando possibile gli scienziati si impegnano a sostituire gli animali con modelli alternativi;
- Refinement / Affinamento: gli animali devono essere allevati e stabulati (ovvero alloggiati in spazi) in condizioni controllate e il loro benessere psicofisico deve essere garantito;
- Reduction/ Riduzione: negli esperimenti deve essere coinvolto il minor numero di animali possibile.
Da sempre contro gli esperimenti sugli animali
La storia di Laika, primo cane nello spazio, oggi ci permette di fare due cose: celebrare comunque la Giornata Internazionale dei Viaggi dell’Uomo nello Spazio e ricordare la brutalità dell’impiego degli animali per gli esperimenti scientifici.
Come scriviamo nella pagina dedicata alla nostra Filosofia, da sempre proteggiamo la salute degli animali e di chi se ne prende cura. I cosmetici YUUP! non sono testati sugli animali, obiettivo che abbiamo raggiunto grazie al team di esperti, impegnato nella ricerca e nello sviluppo di prodotti assolutamente cruelty free, studiati prima di tutto per il benessere dei pet e la cura della pelle.
Oggi, quindi, ricordiamo il primo cane nello spazio e il suo sacrificio, con la speranza che la scienza possa impegnarsi sempre più ad evitare gli esperimenti sugli animali e a trattarli per ciò che sono: creature immense, la cui vita ha lo stesso identico valore di quella degli esseri umani.
E concludiamo questo articolo con le stupende parole che lo scrittore Dino Buzzati ha dedicato alla cagnolina Laika in un articolo apparso ne Il Corriere dell’Informazione il 16-17 novembre del 1956:
“Addio dunque, gentile cagnolino che non scodinzoli più, che non avrai più una cuccia, temo, né il prato, né la palla, né il padrone. Tu morrai in crudele solitudine senza saper d’essere un eroe della storia, un simbolo del progresso, un pioniere degli spazi. ancora una volta l’uomo ha approfittato della tua innocenza, ha abusato di te per sentirsi ancora più grande e darsi un mucchio di arie”.