Il terzo giovedì di novembre si celebra ogni anno la Giornata Mondiale della Filosofia, una ricorrenza promossa dall’Unesco per sottolineare il valore della filosofia per lo sviluppo del pensiero umano, per ogni cultura e ogni persona.
In occasione di questa ricorrenza abbiamo scelto di parlare di un tema che potrebbe riempire pagine e pagine di libri, blog, portali web, per la sua vastità: i filosofi e gli animali, ovvero come nel corso della storia i filosofi hanno interpretato il ruolo e l’essenza degli animali, in relazione alle persone.
L’argomento è enorme, quindi sarà un viaggio sicuramente limitato, ma che speriamo possa far nascere degli spunti di pensiero perché, in fondo in fondo, uno degli scopi della filosofia è proprio questo: permettere alla mente di riflettere, ragionare e formulare pensieri sullo scopo dell’esistenza e oltre.
I filosofi e gli animali: un viaggio nella storia
Pitagora è stato il primo filosofo a difendere la sacralità del regno animale. Siamo nel 570 a.C., quando egli afferma che l’anima è immortale e migra tra le creature viventi, perciò ogni essere in vita deve essere considerato della stessa natura.
Questo pensiero evoca la reincarnazione, pilastro della cultura religiosa Induista, mentre nel Buddhismo gli animali sono considerati esseri senzienti che seguono il ciclo del Samsara, ovvero muoiono e rinascono in diverse forme.
Il pensiero occidentale non contemplava, e raramente contempla tuttora, la reincarnazione. Ecco perché la posizione filosofica di Pitagora sugli animali ci appare oggi unica e, sicuramente, fuori dal coro.
Tanto più che una leggenda narra che egli avesse addomesticato un’orsa che stava affliggendo un paese, semplicemente accarezzandola, nutrendola e chiedendole di non attaccare più le persone, cosa che, sempre secondo leggenda, si era poi verificata.
Il nostro viaggio alla scoperta del pensiero sugli animali da parte di filosofi prosegue con Empedocle, medico e discepolo di Pitagora, secondo cui tra persone, animali e divino c’è una profonda comunanza. Secondo il filosofo esiste infatti un ‘soffio’ che ci rende un’unica cosa, per cui è impensabile cibarsi di animali, perché è come se ci cibassimo di altre persone.
Una tale compassione rimanda ad Esiodo, poeta del VII secolo a.C, secondo cui uomini e animali soffrono allo stesso modo. Secondo invece Lucrezio, nel 99 a.C, gli animali si amano come accade tra gli uomini, sognano come gli uomini e, durante la notte, rivivono ciò che hanno vissuto durante la giornata.
Possiamo dire che quest’ultima visione filosofica si avvicina molto a quanto è stato scoperto dalla scienza nel corso del tempo. Oggi, infatti, numerose ricerche hanno dimostrato che, in effetti, gli animali sognano, come quelle eseguite da Michel Jouvet negli anni sessanta e riportate in questo articolo del National Geographic.
E che dire della posizione di Diogene il Cinico: gli studiosi riportano che fu il primo ad autodefinirsi con il termine “cane”. Egli, infatti, si vantava che i nemici lo chiamassero così e lo argomentava con queste parole: “Scodinzolo festosamente verso chi mi dà qualcosa, abbaio contro chi non dà niente, mordo i ribaldi”. (Fonte Studio Humantias)
Cosa distingue l’uomo dall’animale secondo la filosofia?
Come visto, per Pitagora ed Emepdocle, gli animali sono esseri viventi al pari delle persone, ma non tutte le dottrine filosofiche lo hanno naturalmente pensato nel corso dei secoli, anzi.
Aristotele, nel 384 a.C, è stato uno dei primi filosofi a fare una netta distinzione tra le caratteristiche delle persone e quelle degli animali, definendole e argomentandole con precisione in merito al carattere.
Aristotele parla di carattere mite per il bue, indomabile per il cinghiale, intelligente e timido per la lepre, vile per il serpente, vanitoso per il pavone, cauto per l’oca, coraggioso e nobile per il leone, appassionato, affettuoso e obbediente per il cane.
Secondo il filosofo greco, ci possono essere tanti aspetti comuni tra il carattere degli animali e quello dell’uomo, ma l’uomo è l’unico animale capace di deliberare, ovvero di prendere una decisione e, inoltre, è l’unico animale che ha ‘percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e di altri valori’.
In altre parole, l’uomo si distingue dagli animali perché il divino gli ha donato il ‘logos’: la ragione e il linguaggio.
L’evoluzione scientifica con gli anni ha però dimostrato che non è esattamente così, ma è bene inserire il pensiero filosofico di Aristotele nell’epoca in cui viveva, dove il concetto di “essere senziente” non era ancora sviluppato, perlomeno dal punto di vista scientifico.
La chiave della senzienza
Parola complicata da pronunciare, ma semplice da comprendere: la senzienza viene definita così dall’enciclopedia Treccani “L’essere senziente, con particolare riferimento agli animali, considerati come esseri dotati di caratteristiche biologiche e prerogative proprie degli esseri umani”.
Sono molti gli studi che hanno dimostrato la capacità di provare emozioni degli animali, come abbiamo raccontato in questo articolo, per cui appare naturale che la filosofia si sia indirizzata, nel corso del tempo, verso pensieri e riflessioni che li parificano al genere umano.
Un esempio tra i più famosi arriva dagli Stati Uniti.
Peter Singer, professore di Bioetica all’Università di Princeton, è considerato uno dei filosofi più autorevoli (seppur talvolta controversi) per il suo lavoro sui diritti degli animali.
E la sua opera del 1975, Animal Liberation, è considerata uno spartiacque, perché ha sollevato agli occhi dell’opinione pubblica la questione del problema etico del rapporto tra uomo e animale.
Tra le citazioni di Singer, alcune molto intense, c’è questa: “È soltanto quando pensiamo agli esseri umani come a nulla più che un piccolo sottogruppo di tutti gli esseri che abitano il nostro pianeta, che possiamo renderci conto che, elevando la nostra specie, abbassiamo al contempo lo status relativo di tutte le altre”. Cit. Wikiquote.
Sì, molti filosofi contemporanei abbracciano oggi un’idea di senzienza, che si contrappone a una parola che nel corso del tempo ha assunto un valore negativo, lo ‘specismo’. Lo specismo è, infatti, la facoltà di attribuire agli esseri umani uno status superiore rispetto agli altri animali.
Possiamo quindi concludere questo viaggio con il pensiero di un filosofo contemporaneo, Jacque Derrida, che nel suo famoso libro “L’animale che dunque sono” si interroga su una domanda fondamentale: è possibile stabilire un confine tra uomo e animale?
“Non esiste l’Animale al singolare generale. Separato dall’uomo da un unico limite indivisibile. Bisogna rendersi conto che ci sono dei «viventi» la cui pluralità non può essere raccolta nella sola figura dell’animalità semplicemente opposta all’umanità”.
Questa è una sua quote (Cit. Wikiquote), che può suggerire una pacificazione filosofica, o, come è bello e auspicabile sia, aprire ancora spunti di riflessione su questo tema così ampio e ricco di sfumature.
È nato prima l’uovo o la gallina?
Con la domanda retorica “È nato prima l’uovo o la gallina?” indichiamo la complessità del poter dare una risposta all’origine stessa della vita.
Si tratta certamente di un tema scientifico, ma che assume risvolti filosofici nel momento in cui riflettiamo sul fatto che la gallina è stata certamente uovo e si è quindi sviluppata in animale.
Naturalmente, anche l’essere umano è un animale e una domanda stimolante potrebbe essere: e se fossero gli animali, tra cui il cane, la specie più forte e sviluppata, invece che l’essere umano?
Se le cose fossero inverse da come siamo abituati a pensare, cosa succederebbe?
Abbiamo visto che molti pensieri filosofici considerano l’essere umano al pari degli animali, mentre altri ne affermano la superiorità.
Infatti, in molti casi, amiamo gli animali, li rispettiamo e li proteggiamo, mentre in altri (purtroppo ancora tanti come abbiamo raccontato in questo articolo) li maltrattiamo.
La domanda interessante da farsi allora è: come si comporterebbero gli animali nei nostri confronti, se sapessero di essere la specie dominante sotto molteplici punti di vista?
Riflettere su questo tema può aprire il pensiero su nuovi modi di porsi verso il regno animale, con l’augurio che prima o poi si arrivi a una coscienza collettiva che consideri ogni essere vivente al pari, senza ideologie di superiorità o prevaricazioni.
La filosofia di Yuup!
La filosofia diventa pratica quando mette una verità in cui si crede in azione.
Per questo, abbiamo creato una pagina apposita dove raccontiamo la nostra filosofia e il modo in cui la integriamo nelle nostre azioni, con il claim “Una scelta consapevolmente green”.
La pagina si trova a questo link ed è uno spazio dove raccontiamo il nostro impegno a favore di prodotti cosmetici per cani e gatti dall’anima green.
Proteggere i pelosetti e chi se ne prende cura è la base della nostra filosofia, è ciò in cui crediamo ed è ciò che pratichiamo ogni giorno con la realizzazione di cosmetici privi di sostanze dannose e che con etica consapevole dicono sì a un INCI (lista degli ingredienti), pulito e rispettoso dell’ambiente, anche se non obbligatorio per la cosmetica animale a differenza di quella umana.
Inoltre, da sempre diciamo NO ai test sugli animali e questa posizione irremovibile sottolinea il nostro pensiero: gli animali sono creature che devono essere rispettate, protette e amate al pari di ogni essere vivente.